Il problema dei disturbi alimentari: come riconoscerli

La realtà dei disturbi alimentari è un argomento delicato, ma importante da affrontare, poiché in Italia ne soffrono oltre tre milioni di persone.
Vivere con l’ansia ogni volta che ci si trova davanti un piatto di pasta e dover affrontare la propria immagine riflessa nello specchio è un problema più comune (e invalidante) di quanto si pensi.
Negli ultimi anni in Italia c’è stato un aumento esponenziale di chi soffre di disturbi alimentari, ma quali sono le cause?
Questo peggioramento è dovuto specialmente a tutti i modelli di bellezza proposti dai social media, dalla moda e dal cinema, dove i “valori” per essere apprezzati dalle persone intorno a noi ricadono su pancia piatta e corpi asciutti (peraltro sempre modificati con filtri innaturali).
Parlando di disturbi alimentari la maggior parte delle persone tende a pensare a disturbi come anoressia o bulimia nervosa, ma questi sono solo due delle varie problematiche legate al rapporto con il cibo, che possono portare a gravi conseguenze non solo fisiche ma soprattutto psicologiche.
Il Tabù dei disturbi alimentari
I disturbi alimentari spesso sono accompagnati da uno stigma sociale, che rende difficile a chi ne soffre chiedere aiuto e ricevere il sostegno di cui ha bisogno. Questo deriva spesso da una mancanza di consapevolezza riguardo alla complessità e alla gravità di tali disturbi.
Magari l’idea di parlarne con i familiari potrebbe solo portarti ad affrontare per l’ennesima volta giudizi e colpe inesistenti (frasi come “se non dimagrisci è solo colpa tua”, o “non ti impegni abbastanza”) o a sminuire il problema (“Tizio è riuscito a perdere peso, perché tu no?”).
Questo timore della discriminazione ingiustificata da parte degli altri può impedirti di parlare apertamente dei tuoi problemi e soprattutto di cercare un professionista in grado di aiutarti.
Superare lo stigma dei disturbi alimentari
Superare lo stigma associato ai disturbi alimentari richiede un cambiamento culturale e una maggiore educazione sulla natura (e sulle cause) di questi disturbi. Spesso basta una “bolla” sicura e accogliente per permettere a chi ne soffre di parlare apertamente, senza paura di essere giudicati o discriminati.
Sicuramente è un’ottima scelta rivolgersi a professionisti competenti e opportunamente specializzati nel settore dei disturbi alimentari anziché a professionisti generalisti o “tuttologi” che spesso arrecano più danni che altro.
Il primo passo rimane comunque la promozione di una maggiore consapevolezza sui sintomi dei disturbi alimentari e affidarsi, fin dalla comparsa dei primi segnali di disagio, ad un professionista in grado di gestire il disturbo specifico.
La tante facce dei disturbi alimentari
Oltre alle forme più note di disturbi alimentari come l’anoressia e la bulimia, ci sono altre condizioni meno conosciute ma altrettanto gravi che meritano attenzione.
L’ortoressia, ad esempio, è un disturbo caratterizzato da un’ossessione eccessiva per il cibo considerato “salutare” o “light”. Questo può portare a comportamenti estremi di restrizione alimentare e all’isolamento sociale, poiché le persone affette evitano situazioni in cui potrebbero essere esposte a cibi considerati “non salutari”, “grassi”, ecc.
Mentre il disturbo da alimentazione incontrollata è un disturbo alimentare caratterizzato da episodi ricorrenti di abbuffate in cui la persona assume grandi quantità di cibo in un breve lasso di tempo (ad esempio, in due ore), con la sensazione di perdita di controllo sul proprio comportamento.
Le abbuffate spesso si verificano in segreto e sono accompagnate da emozioni come disagio, vergogna, disgusto e senso di colpa.A volte chi ne soffre tende a mangiare rapidamente e senza masticare, o a mangiare anche se non si ha fame, finendo spesso per provare sensi di colpa in seguito all’abbuffata.
Come affrontare un disturbo alimentare
La cura dei disturbi alimentari richiede un approccio che coinvolga sia un’educazione alimentare, che psicologica. Approcci come terapia cognitivo-comportamentale per i disturbi alimentari (CBTE) o protocolli basati sulla mindfulness in ambito alimentare sono tra i trattamenti più comunemente utilizzati, e hanno dimostrato di essere efficaci nel modificare i pensieri e i comportamenti disfunzionali legati al cibo.
Il Dr. Giorgio Cuzzola, neurobiologo e nutrizionista a Roma lavora da anni nel campo dei disturbi alimentari ed è specializzato nel trattamento del binge eating disorder (o disturbo da alimentazione incontrollata).
Il Dr. Cuzzola suggerisce di adottare pratiche come la mindful eating: una disciplina che si concentra sull’esperienza consapevole del cibo e sul riconoscimento dei segnali di fame e sazietà, i quali possono aiutare le persone a ristabilire un rapporto più sano con il cibo (e di conseguenza con il proprio corpo). Parte fondamentale del lavoro del Dr. Cuzzola è guidare le persone nel gestire le proprie emozioni per evitare che prendano il sopravvento sul cibo
Lo scopo è imparare a distinguere alcune emozioni dal senso di fame, riuscendo a gestire ogni stimolo interno nella maniera più opportuna, imparando al contempo a mangiare massimizzando l’attenzione sul cibo anziché altrove.