Cannabis in Italia: normativa, uso e prospettive future

Negli ultimi anni, la questione della cannabis ha assunto una rilevanza crescente, sia dal punto di vista legislativo che economico. Le diverse tipologie di utilizzo hanno portato a una normativa complessa e in continua evoluzione. Questo articolo si propone di analizzare la situazione attuale, approfondendo gli aspetti legali, le applicazioni pratiche e le prospettive future.
La normativa
In Italia, la legislazione sulla cannabis è regolata principalmente dal Testo Unico sulle Sostanze Stupefacenti (DPR 309/90), noto come legge Iervolino-Vassalli. Questa normativa distingue tra uso terapeutico, personale e industriale, stabilendo le relative disposizioni legali. Nel nostro paese, l’uso della cannabis per scopi terapeutici è legale dal 2007. I farmaci a base di cannabinoidi possono essere prescritti per trattare diverse patologie e condizioni neurologiche. Tuttavia, l’accesso a questi trattamenti può essere complesso a causa della disponibilità limitata e dei costi elevati. Infatti, la produzione nazionale di cannabis terapeutica è affidata solamente allo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze.
Lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze (SCFM)
Questa istituzione storica, fondata nel 1853, opera sotto l’egida dell’Agenzia Industrie Difesa del Ministero della Difesa. La sua principale missione è la produzione di farmaci di interesse strategico e sociale, specialmente quelli non facilmente reperibili sul mercato.
Dal 2014, in seguito a un accordo tra il Ministero della Salute e il Ministero della Difesa, lo stabilimento ha avviato un progetto pilota per la produzione di sostanze attive estratte dalla cannabis, destinate all’uso medico. Questo progetto prevede la coltivazione standardizzata di cloni della pianta e la lavorazione farmaceutica delle infiorescenze. Le preparazioni galeniche ottenute sono distribuite alle farmacie ospedaliere, garantendo così un accesso controllato e sicuro ai pazienti che necessitano di trattamenti a base di cannabis.
Uso personale & coltivazione domestica
In Italia, il possesso di cannabis per uso personale è depenalizzato dal 1993. Questo significa che il possesso può comportare sanzioni amministrative che includono la sospensione della patente, del passaporto o del permesso di soggiorno per i cittadini stranieri. Le quantità massime tollerate variano a seconda della sostanza. Per la cannabis, il limite è generalmente fissato a 500 mg di principio attivo.
Per quanto riguarda la coltivazione domestica, l’articolo 73 del DPR 309/90, prevede pene severe per la coltivazione di sostanze stupefacenti. Tuttavia, interpretazioni giurisprudenziali hanno introdotto alcune eccezioni. Ad esempio, la sentenza n. 12348/2020 della Corte di Cassazione ha stabilito che la coltivazione domestica di minime dimensioni, destinata esclusivamente all’uso personale e priva di elementi indicativi di un coinvolgimento nel mercato illecito, non costituisce reato. Nonostante questo, la questione rimane complessa e spesso soggetta a valutazioni soggettive.
Il mercato della cannabis light
Nel 2016, a seguito dell’approvazione della legge 242/16, l’Italia ha regolamentato la coltivazione della canapa con un contenuto di THC inferiore allo 0,2%. Questo ha portato alla nascita del mercato della cosiddetta “cannabis light”, caratterizzata da un basso contenuto di THC e un elevato livello di CBD, una sostanza non psicoattiva con potenziali benefici terapeutici.
Il mercato della cannabis light ha visto una rapida espansione, con l’apertura di numerosi negozi specializzati e la diffusione di prodotti derivati, come oli, infiorescenze e cosmetici. Tra i principali attori del settore, Cali Weed Italia offre una vasta gamma di prodotti conformi alla normativa.
Si stima che il mercato italiano della cannabis light coinvolga circa 800 aziende agricole e 1.500 imprese specializzate, con un mercato potenziale di 500 milioni di euro l’anno.